
Non vi parleremo di cancelli, di follia, ne di sofferenza, che pure ci sono.
Non vi diremo da quanto tempo siamo qui, nè che non sappiamo quando, e se, usciremo.
Vogliamo dimenticare l’Haldol, il Serenase, le fascette alla Fiorentina.
Vogliamo non pensare al perché siamo finiti qui, alle cure non fatte, quando ancora eravamo in tempo.
Per una volta, vogliamo essere noi a dimenticare i nostri familiari, che non ci rivogliono.
Parliamo d’altro, oggi.
Parliamo di Nabucodonosor (per gli amici, Nabuc), il Re di Babilonia che impazzì per troppa superbia, e pazzo rimase per sette anni... e poi guarì.
L’abbiamo scelto come nostro Re, nostro rappresentante, perché porti a voi la nostra voce: ancora abbiamo poesia, fantasia e speranza da regalare a voi che ci leggete. Che Nabuc vi faccia sorridere e vi faccia pensare!
Recensioni
LA STORIA DI NABUC:
UN DELIRIO PER SORRIDERE E PENSARE

Fra loro molti, utilizzando la scrittura e non solo, sono stati capaci di comunicare emozioni forti e coinvolgenti, amalgamate in deliri mai vuoti, ne senza senso.
Insalate di parole, ambivalenze cognitive, allucinazioni razionali, furto del pensiero e della parola, a volte del sogno, confusioni mentali, sgrammaticature e lapsus divertono e lasciano riflettere il lettore che si lascia andare in allegre risate, commozioni o meravigliate esclamazioni.
Quanto c’è di identificativo o di proiettivo in tutto questo, si domanda l’autore, psicologo psicoterapeuta, Dott. Massimiliano De Somma?
La risata, a volte, continua l’autore, è la risposta agita ad una tensione accumulata. Sarà forse che ciò che abbiamo letto nelle parole, nelle favole o nelle poesie di un folle, abbia provocato in noi una tensione che ora sentiamo la necessità di scaricare?
Oppure abbiamo paura di riflettere troppo su quel delirio, per scoprire che in fondo anche noi siamo così, ma poi noi rimuoviamo per difendercene?
Questo ed altro può provocare la lettura di questi “brani folli” che facilitano nel lettore la sperimentazione di emozioni, vibrazioni e tensioni da scaricare ridendo o trattenere pensando, per lasciare alfine affiorare in superficie le parti rimosse di noi, quelle scisse, deliranti, non accettate ne mai integrate.
Quelle di “Nabuc” sembrano allora storielle Zen. Prive spesso di finale, o di quello che il lettore potrebbe considerare tale, lasciano in uno stato di sospensione ed ebrezza simile a quello onirico. Sgrammaticate, prive di punteggiatura, con parole spesso incomprensibili, sono state lasciate tali, senza censura ne correzione, affinché non venga alterata la loro funzione emotiva e, perché no, catartica.
In fondo potrebbe funzionare: un folle…, terapeuta per “sani”!
Fateci sapere.
Storie di straordinaria follia
evadono dal manicomio criminale
“La storia di Nabuc” presentato
presso la Sala Carceri del Castel dell’Ovo

Sono stati, quindi, letti alcuni brani del libro, che hanno commosso ma anche fatto sorridere, coinvolgendo ulteriormente l’interesse dei numerosi partecipanti, apparsi a tratti decisamente emozionati. Presente fra il pubblico anche un ex ricoverato dell’OPG che ha ricordato come il progetto sia stato un mezzo per superare le mura dell’ospedale psichiatrico che impedivano di comunicare con il mondo esterno.
Il libro è acquistabile online o presso la libreria “Quarto Stato” di Aversa (CE) o la libreria Scarlatti di Napoli.
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